QUELLA PRIMA STANDING OVATION

In una riuscita serata conviviale al Kiubo di Villa Paola a Saonara sono stati consegnati ai due vincitori i Premi Michelangelo 2022 del Cenacolo: atleta Luigi Beggiato, dirigente sportivo Sergio Baldo. Beggiato ha conquistato alle Paralimpiadi anche un quarto posto, la cosiddetta medaglia di legno. “La prossima volta la vorrei più giallina”, ha commentato con una battuta all’inglese, lui nativo di Monselice. Quasi per un tacito accordo, i sensibili soci del Cenacolo, con veemente convinzione, hanno gratificato la semplicità e nel contempo la profondità di pensiero del campione padovano, misurato quanto mai nello spiegare la nuova scelta di vita, mai affetto da retorica, mai aggrappato alle frasi di circostanza, mai banale.

Assieme a lui, è stato premiato il “mostro sacro” dell’atletica, il comandante Sergio Baldo delle Fiamme Oro, indiscusso dominatore delle Olimpiadi. Baldo ha invece affrontato il microfono come un amico di vecchia data, pur essendo giovane, riversando su di sé preziose pillole di saggezza. Formidabile il bilancio del direttore tecnico delle Fiamme Oro: tre suoi allievi, Jacobs, Tamberi e Stano hanno conquistato l’oro; Baldo ha inoltre convinto Jacobs a passare dal salto in lungo alla velocità, dove si è imposto nei 100 e nella staffetta 4 per 100.

Le due ore di diretta tv su Tv7 (ha presentato Giorgio Borile) sono filate senza pausa, occasione per rinverdire il gemellaggio culturale sportivo (borse di studio con l’università di Padova) con il prorettore Antonio Paoli e la professoressa Tatiana Moro. Simpatici gli interventi del velocista Michael Tumi, cui proprio Jacobs ha soffiato il record sui 60 metri, e della stella del salto in alto Elisa Molinarolo.

Particolarmente soddisfatto al termine della serata il presidente del Cenacolo, Manuele Molinari: “Abbiamo tutti apprezzato la determinazione con la quale il campione padovano ha espresso la sua gioia per la conquista delle medaglie olimpiche. E quando ha detto di voler vincere ancora, trasformando la medaglia di legno in un colore più giallino. La standing ovation? Un atto spontaneo, mai successo nella storia del Cenacolo”.


Che ricordo ha lasciato la serata al Kiubo di Villa Paola a Saonara, locale avveniristico nei limiti del buon gusto? Una sana dose di ottimismo, racchiusa dalle parole di Dino Ponchio (che da sempre definisco il fine dicitore della lingua italiana, presente alla manifestazione assieme al suo predecessore Gianfranco Bardelle).

Il fresco presidente regionale del Coni, continuando nella sua linea “l’avevo detto”, riferendosi agli enormi risultati ottenuti dagli azzurri dell’atletica a Tokyo, ha confermato la non casualità delle medaglie d’oro, preconizzando un futuro di ulteriori grandi soddisfazioni. We trust in Ponchio, insomma ci crediamo.

Paolo Donà

IRRESISTIBILE SHOW AL CENACOLO!

Fefè De Giorgi: non si riesce a capire se la sua straordinaria altezza morale e spirituale di uomo tenda a indirizzare le sue magiche strategie pallavolistiche oppure se le sue indiscusse marce in più nel condurre la nazionale azzurra abbiano aperto la strada all’incredibile successo colto agli Europei battendo in finale la Slovenia.

Ma forse non è né importante né necessario porci una simile domanda; il buon Ferdinando rimane sempre lui, il trionfo continentale non l’ha minimamente cambiato come umorismo, sottile ironia e autoironia a metà strada tra English style e Campania style. Sì, un pò (ma solo un pò) più diplomatico nelle interviste ufficiali ai microfoni delle televisioni, ma simpaticamente identico a sé stesso nelle serate tra amici. Anzi, più che amici, perché lo show impagabile che ha regalato al Cenacolo, appartiene a quella sfera dei ricordi (non credo di esagerare) che si insinuano a velocità massima nel cervello e non tornano più indietro. Retorica? No, sicuramente momento di eccezionale piacevolezza di vita. Ascoltando Fefè, che una trentina di anni fa ha trascinato Padova a traguardi insperati, si perde prima di tutto il senso del tempo. Le sue parole volano a una velocità che annulla qualsiasi pur valida percezione dei secondi e dei minuti. In ogni caso – valutazione personale – il tempo trascorso con lui non è mai troppo.

Il presentatore dell’evento Massimo Salmaso, poderosa colonna della pallavolo del Gazzettino (35 anni di ininterrotta collaborazione dal 30 settembre 1987) ha caricato di ritmo ed entusiasmo la lunga serata: ottimo padrone della scena, perfetto conoscitore di ritmi e pause, ha ulteriormente nobilitato l’intervista. Una delle migliori di sempre al Cenacolo.
“La qualità migliore di De Giorgi – spiega Salmaso – è la capacità di fare pallavolo divertendosi, con il sorriso sulle labbra. Pochi sono capaci di farlo, soprattutto quando le pressioni aumentano. La vittoria agli Europei, ottenuta con una squadra praticamente di esordienti, non se l’aspettava nessuno”.

Una serata che ha visto riservare caldi applausi a due soci speciali del Cenacolo: manifestazioni d’affetto prolungate e sincere a Giampaolo Ferrari – compleanno numero 85 – e al grafico-artista Franco Ferlini (90 anni) per motivi diversi già entrati nel mito. Mi sembra quanto meno riduttivo, riferendomi a Ferrari, chiamarlo ”factotum del club”. Almeno “factotum plus”, lo sappiamo tutti. Ferlini, dal canto suo, non è “quello della locandina” dell’evento, dato che possiede grandi capacità artistiche distribuite in una carriera densa di soddisfazioni. Approfitto di questa righe per un abbraccio a Franco, toccato di recente da una tragedia familiare, che ha trovato la forza, grazie anche all’intelligente amore della moglie Alfonsina, di presenziare alla serata.
Momento difficile e complesso anche per Giampaolo Ferrari, al quale va il più affettuoso abbraccio.

Morale della favola: la qualità paga sempre e lo si è visto anche nell’ultima manifestazione alla Montecchia, dove è stato presentato anche un nuovo socio, l’avvocato Gianluca Carobene, che ha dato l’impressione di essersi subito inserito nello spirito del Cenacolo.

In tema di avvocati, il flash finale spetta al presidente Manuele Molinari: “Un incontro emozionante, che ha messo in luce i grandi valori di Fefè De Giorgi come allenatore e come uomo. Quando parlava l’attenzione era massima. Una serata davvero importante, con unanimi consensi da parte dei soci”.

PUNTUALI ALL’APPUNTAMENTO CON LA STORIA!

“Il Pedrocchi”, immaginato così tra virgolette come una definizione da enciclopedia, a Padova lo conoscono tutti. Il “Caffè Pedrocchi” lo conoscono anche milioni di turisti che da ogni parte del mondo arrivano nella Città del Santo per visitarlo, insieme alle altre meraviglie dell’Urbs picta, una delle pochissime città ad avere due siti riconosciuti dall’Unesco. È in questa sede straordinaria che si è tenuto l’ultimo incontro del Cenacolo.

Vocazione del sodalizio è promuovere la pratica sportiva e i valori che l’accompagnano, ma anche unire a essa cultura e solidarietà. Così l’evento si è aperto con la visita alle sale del Piano Nobile, un vero e proprio scrigno di bellezza e storia: oltre alle linee dell’architettura di Jappelli, raffinata e sobria nello stesso tempo, alle decorazioni e alle pareti affrescate, ciascuna ispirata alla rivisitazione artistica di un’epoca del passato, nelle stanze che ospitano il museo si possono vedere le testimonianze del ruolo che Padova, i suoi cittadini e la sua università hanno avuto durante le gloriose giornate del Risorgimento. L’8 febbraio 1848 alcuni studenti si asserragliarono infatti all’interno dello stabilimento al grido di “Viva l’Italia” mentre erano bersaglio delle schioppettate dei gendarmi austriaci, i cui segni sono ancora presenti nelle sale del pianterreno. I soci del Cenacolo hanno potuto godere della competenza di una “guida” d’eccezione, che volentieri ha messo a disposizione le sue vaste conoscenze: Andrea Colasio.

L’Assessore alla Cultura ha illustrato con dovizia di particolari e stile accattivante sia le peculiarità dei locali sia il loro contenuto: nelle teche del museo, infatti, sono conservati numerosi documenti e testimonianze dei 150 anni di storia che vanno dalla caduta della Serenissima nel 1797, alla Grande Guerra fino alla definitiva conquista della libertà e della democrazia con la promulgazione della Costituzione della Repubblica nel 1948. È seguito poi il momento conviviale, nella Sala Rossini, ma nemmeno questo è stato fine a se stesso: durante la cena si è esibito il flautista ucraino Stanislav Zubytskyi che ha eseguito anche alcuni pezzi di sua composizione e ha parlato del dramma che sta vivendo il suo Paese.

Uno dei soci del club, Simone Salata, ha presentato una famiglia che lui ospita generosamente in una casa di sua proprietà: tutti hanno potuto ascoltare dalla voce della signora Oksana e vedere nello sguardo dei suoi figli la tragedia di chi deve abbandonare tutto e lasciare ciò che gli è più caro per salvarsi la vita. Il presidente Manuele Molinari ha così lanciato l’iniziativa di solidarietà del Cenacolo e in pochi minuti sono stati raccolti più di mille euro.

Sono stati consegnati al musicista Zubytskyi: ringraziando commosso, ha dichiarato di voler dare a quest’aiuto il segno della speranza e che per questo saranno destinati alle iniziative di ricostruzione post-bellica. Il Cenacolo ancora una volta si è presentato coerente a se stesso e puntuale all’appuntamento con la storia.

Lorenzo Guella

MOLINARI BIS ALL’UNANIMITA’

Manuele Molinari è stato rieletto all’unanimità Presidente del Club di cultura e opinione sportiva Il Cenacolo. La votazione è avvenuta online il 18 marzo via zoom. Nell’occasione sono stati anche assegnati gli incarichi del nuovo Consiglio Direttivo del club che risulta così composto:

Vice Presidenti:

Guido Parmeggiani e Fabio Tronchetti

Tesoriere:

Guido De Agostini

Segretario:

Giampaolo Ferrari

Addetto Stampa:

Paolo Donà (coadiuvato da Paolo Braghetto)

Comunicazione Stampa:

Stefano Edel

Comunicazione internet:

Luca Baldan

Consiglieri:

Paolo Benini

Paolo Dalla Via

Roberto Forcellini

Roberto Pastorello

Sergio Melai

Collegio Probiviri:

Giorgio Calore

Fabio Di Stasio

Mario Liccardo

L’avvocato padovano confermatissimo alla guida del sodalizio ha così commentato: “Sono onorato della stima che mi è stata accordata dal consiglio direttivo. E’ stato un periodo impegnativo per la pandemia e il lockdown che ci hanno messo in difficoltà, ma sarà uno stimolo in più per fare sempre meglio”.

IL CENACOLO RICORDA GIANNI DI MARZIO

Il Cenacolo si unisce al lutto di Gianluca Di Marzio e famiglia per la scomparsa di Gianni, indimenticato allenatore e direttore sportivo del Calcio Padova, noto anche per essere stato il primo scopritore del talento di Maradona.

Non posso non associare l’anno dell’arrivo di Gianni Di Marzio a Padova come tecnico alla mia attività di giornalista (Padova Sport, Il Gazzettino). Il ricordo è una clamorosa “trasferta” datata novembre 1984 quando la sede del Padova Calcio, all’immediato arrivo del nuovo allenatore, viene bombardata di telefonate che invitano Di Marzio improvvisata la stessa sera. I club patavini di tifo organizzato sono sei e tuti vogliono avere ospite da loro il grande maestro partenopeo. Di Marzio, sorridendo, accetta con piacere vedendo oltretutto un’inaspettata manifestazione di entusiasmo e comincia il tour verso le 20, scelto secondo una logica geografica. Al suo seguito il sottoscritto giornalista ha assistito a scene kafkiane: brindisi alle stelle ovunque (mezz’ora in ogni posto) con un’inevitabile confusione di piatti. Giungendo nei vari luoghi in orari diversi della cena, abbiamo gustato il dessert prima dell’antipasto mescolando in sana allegria primi, secondi e bicchieri. Qualcosa di spettacolare che ha lasciato sinceramente di stucco Di Marzio. Secondo un mio rapido conto quella sera almeno mille tifosi lo hanno osannato e hanno voluto congratularsi con lui. A distanza di quasi 40 anni una memoria indelebile.

Paolo Donà

FESTA DEGLI AUGURI, UN SUCCESSO CON LODE

Favorevoli commenti dei soci riguardanti i vari aspetti della Festa degli auguri firmata Cenacolo 2021.

VILLA BORROMEO

Il ramo padovano della nobile casata lombarda si è fatto onore: una location del tutto all’altezza delle abitudini del Cenacolo. Una villa ariosa, con spazi ben distribuiti; un menu sicuramente interessante, che rivaluta la non sempre ineccepibile percezione di catering, e un servizio vorremmo dire gioioso.

UNA SERATA CON GABRIELLA DORIO STAR DI CASA NOSTRA,
RITMO E CONTINUA PIACEVOLEZZA

Il genuino show di Gabriella Dorio, oro a Los Angeles nel 1984; l’intervista di Stefano Edel a Dino Ponchio, fresco presidente del Coni Veneto; l’intervento canoro di Ester Viviani accompagnata da un duetto di assoluto valore; la presentazione del libro di Roberto Sandon “Maestri di innovazione, di vita, di sport”; l’ingresso del nuovo socio Lorenzo Guella (assieme a Silvio Martinello, grande speaker Rai e ora Cenacolo); il filmato sul fantastico anno dello sport azzurro; l’accorato appello per aiutare il piccolo Marcello. Questi i momenti salienti di una serata letteralmente “volata via” nell’ormai codificato sentimento di una formidabile amicizia che lega i soci.

L’ORO DI LOS ANGELES 1984: “MA QUALI SACRIFICI”

Dimenticata involontariamente dal Cenacolo nella grande festa degli olimpionici padovani in quanto da sempre considerata vicentina, ma in realtà nativa di Veggiano, ha sfoggiato la sua geniale carica di simpatia, fatta di “pensieri che pensa” al contrario di altri colleghi che preferiscono rifugiarsi nelle più comode e mentalmente meno dispendiosa opzione delle frasi fatte. E così la 65 volte nazionale nel mezzofondo, oro nei 1500 a Los Angeles davanti alle eterne rivali romene Melinte e Puica (“pollastra”), detentrice di 12 primati italiani, e un palmares impressionante, ha “contestato” la marea di atleti che a ogni successo abbinano il racconto dei sacrifici fatti. “Ma che sacrificio può essere vincere – ha ribadito più volte – casomai si può parlare di massimo impegno“.

PONCHIO: “UN 2021 IRRIPETIBILE? ASSOLUTAMENTE NO”

Dino Ponchio, dalla nascita, non ha mai fatto uso di frasi banali e luoghi comuni per rispondere alle domande di una intervista. Figuriamoci di fronte a una annata 2021 che ha riservato allo sport azzurro le più incredibili e inaspettate soddisfazioni. Il senso delle sue decise risposte è stato uno solo: “Nulla è avvenuto per caso, faremo di più e meglio”. Per la gioia dei presenti. Conoscendo bene un dirigente come Ponchio di chiara fama ed esperienza internazionale, che nelle sua navigate abitudini linguistiche si avvale di un non comune senso dell’equilibrio, non possiamo che attendere con curiosità e frenesia i prossimi sviluppi.

ESTER, UN BEL SORRISO NATALIZIO

Ci conosciamo da bambini, confinanti di casa. Non ha mai smesso con la passione di cantare e di presentare spettacoli. L’esibizione canora di Ester al Cenacolo ha fatto doppiamente piacere, perché la signora Viviani in Giaretta (sì, Paolo) dà sempre il meglio di sé anche se in presenza di persone che conosce da mezzo secolo. A proposito di tempi, è sempre uguale. Bravissimi i maestri Filippo Maretto (violino) e Claudia Desiderio (piano) che hanno accompagnato la cantante.

SANDON, UN LIBRO PER TUTTE LE ETA’

Troppo timido per esaltare il suo ottimo (e primo) libro, il buon Roberto Sandon ha esordito nel segno di “scusate sono arrivato adesso”, ma poi si è gradatamente sciolto, arrivando a farci ricordare il tenero Giacomo – tenero non era – che rimandava all’ultima pagina della Domenica Enigmistica, dove si scatenava con impreviste bacchettate. Complimenti a Sandon, un vero signore di vita d’altri tempi, ma quanto mai attuale con il suo originalissimo modo di esprimere le idee. Il suo “Maestri di innovazione, di vita, di sport” merita di essere letto e riletto, adatto per figli, genitori, atleti e dirigenti sportivi.

LORENZO GUELLA, E’ UN PROFESSORE IL SOCIO NUMERO 100 DEL CENACOLO

L’ha voluto, l’ha aspettato, l’ha ottenuto. Il professor Lorenzo Guella, docente di materie letterarie al liceo classico Tito Livio e titolare di due cattedre universitarie per i corsi di intermediazione linguistica, è il socio numero 100 del Cenacolo. Presentato dal sottoscritto, che lo ritiene adatto al 100 (ovviamente) per cento allo spirito del Cenacolo, ha subito mostrato le sue qualità di accattivante e intelligente istrione che vanno ben oltre i libri da lui scritti. Significativo il fatto che già nel 2009 il Mattino di Padova gli ha dedicato un lungo articolo, dove la notizia era l’assalto degli studenti per iscriversi alla sua sezione. Istruttore di arti marziali, ex atleta di salto con l’asta all’Assindustria Sport, ex allievo e amico del campione Renato Dionisi, suo concittadino essendo nativo di Riva del Garda. Per me, un grandissimo amico… dal primo minuto.

 

GIANNI LAZZARETTO, AMARCORD DEL CALCIO
Una new entry del Cenacolo è anche rappresentata da Gianni Lazzaretto, eclettico personaggio conosciuto in duplice veste: calciatore del Padova negli anni Settanta e imprenditore del settore vitivinicolo. Per l’occasione l’inossidabile Gianni ha messo a disposizione i suoi apprezzati vini, esprimendo nel contempo la soddisfazione di essere entrato nel gruppo.

FORZA MARCELLO, CE LA FARAI

Un momento emozionante della kermesse è stato l‘intermezzo sulle vicissitudini di salute del piccolo Marcello, già operato negli Usa per una rara e costosissima malattia, e ora bisognoso di un intervento bis in Europa. Ha fatto gli onori di casa Adelia Reffo, moglie del socio del Cenacolo Umberto De Gaspari, che si è interessata personalmente a una grande colletta per pagare le spese.

GIORGIO CALORE ALL’INDIETRO, GIAMPAOLO FERRARI IN AVANTI

Giorgio Calore, oltre che una squisita persona, è anche spiritoso e mi perdonerà quindi l’innocente titoletto. Quanto mai interessante il suo libro sul retrorunning, disciplina nuova e divertente, regalo gradito per i soci del Cenacolo.

Altrettanto gradita la pubblicazione di Giampaolo Ferrari (incasso in beneficenza a favore del Down Dadi), sui pensieri di una “persona genuina”. Qualche riflessione a largo respiro sembra ovvia, ma provate voi a metterla in pratica..

Paolo Donà

 

“SPORT E SALUTE”: QUANDO LA QUALITA’ GARANTISCE IL SUCCESSO

Su Google, i risultati che emergono cliccando “sport” sono 24 miliardi, quelli di “salute”, oltre due miliardi. Una conferenza sul tema che assomma le due voci fa spontaneamente venire annunciati brividi diciamo di noia, senza scendere a una scontata banalità. E invece la conversazione del professore Antonio Paoli nella sede del Cenacolo alla Montecchia di Selvazzano ha riscosso unanimi e forti consensi di interesse. Il prorettore, con delega al benessere e allo sport, ha spiegato con mirabile chiarezza e notevole profondità quanto attiene a un binomio inflazionato di discorsi, tra l’altro non di rado supportati da mancanza di fondamenti scientifici.

L’intera serata, imperniata sulla consegna della borsa di studio da 2.500 euro alla migliore tesi innovativa e sperimentale presentata a Scienze motorie (presidente di commissione Tatiana Moro) nel quadro di una prestigiosa collaborazione del club presieduto da Manuele Molinari con l’ateneo patavino, ha creato voglia di ascoltare e voglia di chiedere.

MOLINARI: “UN ULTERIORE SALTO DI QUALITA’

Ovviamente più che soddisfatto il presidente del Cenacolo: “Incontri come questo non fanno altro che promuovere un ulteriore salto di qualità del nostro sodalizio. Abbiamo ascoltato con la massima attenzione il professor Paoli, che sta assumendo un ruolo sempre più importante da tutti i punti di vista nel nostro gruppo, assieme alla professoressa Tatiana Moro e ai graditi ospiti dell’Università. Una serata da ricordare”.

ANGELO RIGHETTO, IL FELICE VINCITORE

Il premiato, simpaticamente disinvolto nello spiegare le problematiche della lombalgia in chi pratica sport, ma al tempo stesso visibilmente emozionato, ha l’aspetto del bravo ragazzo che ogni mamma vorrebbe e uno sguardo da… leader. Non ha utilizzato termini banali, non si è addentrato nei luoghi comuni sempre pericolosi. In pratica, oltre al valore della sua tesi, ha dimostrato di possedere già la giusta maturità e mentalità per affrontare a 360 gradi le difficili sfide della vita, al di là di ogni facile retorica.

PIACERE MARTINELLO, SONO IL NUOVO PRESENTATORE. E ANCHE NUOVO SOCIO”

Non possiamo che gioire e sentirci tutti orgogliosi di avere tra le fila del Cenacolo uno dei più grandi campioni del mondo nel ciclismo di tutti i tempi, soprattutto come eccezionale pistard. In pista Martinello ha raccolto 5 titoli iridati e una medaglia d’oro alle Olimpiadi.

Se la serata “Sport e salute” evoca il gettonatissimo “mens sana in corpore sano”, la parte riservata a Martinello fa pensare al celebre “due piccioni con una fava”, perché oltre a essere stato nominato socio del Cenacolo è ora anche speaker ufficiale, dopo anni di trionfi linguistici in Rai. Per il nostro club, un lusso fantastico.

BUONANOTTE, ALLA PROSSIMA”. E NESSUNO SI MUOVE

L’abbiamo già notato, ma continuiamo a farlo con piacere. Al “rompete le righe” del presidente Molinari, tutti i soci si alzano dalla sedia, ma… nessuno se ne va. Il rimanere ancora a chiacchierare è probabilmente il parametro più attendibile per misurare il successo di una serata. Last but non least, il migliorato menu e l’altrettanto migliorato servizio.

Paolo Donà

“BISBE” FABIANO INCANTA IL CENACOLO: 67 ANNI SU 91 DEDICATI AI CANESTRI DI VITA

Nel suo libro “Us Petrarca, una sfida all’Italia”, Gianni Brera dedica solamente una pagina e mezza su 150 complessive alla sezione del basket, però Fabio Fabiano compare già nella prima riga. Una combinazione? No, perché il novantunenne tecnico bianconero, allenatore da 67 anni, dedicati soprattutto alle formazioni giovanili, detiene quasi sicuramente (non esistono statistiche ufficiali) il record mondiale di longevità professionale con anni luce di vantaggio sulla concorrenza.

Fanatico come sono di statistiche a 360 gradi, mi sono divertito, qualche giorno prima dell’assegnazione del premio Sportività a Fabio Fabiano nel corso della grande serata organizzata il 19 ottobre dal Cenacolo alla Montecchia di Selvazzano, a scovare su Internet & company i maggiori stakanovisti di basket, calcio, pallavolo e rugby. Nessun problema: Fabiano può puntare tranquillamente nel suo lavoro a quota 100, e non certo nel senso della politica nostrana. Solo l’osservatore del Genoa football, Giovanni Muroni, ex tecnico in Seconda categoria del Castelsardo, può vantare una parvenza di vicinanza al record.

PIACERE, MI CHIAMO BISBE

Per il mondo della pallacanestro, è semplicemente “Bisbe”, diminutivo di bisbetico. “Punzecchio sempre quando parlo”, ama dire. In realtà, il nome originale in inglese della celebre commedia di William Shakespeare “La bisbetica domata” è “The taming of the shrew”), “L’addomesticatore del toporagno”. Ma è anche vero che il predecessore del bisbetico Fabio è Caterina Minola, padovana di contrada Santa Lucia, dove l’immenso commediografo inglese ha ambientato (e sembra che sia stato a Padova) la “Bisbetica domata”. Più che un affettuoso bisbetico, Fabiano è sembrato un fenomeno di leggerezza di vita accompagnata da una acutezza del tutto fuori dagli schemi e da quel buon senso di cui oggi vi è tanto bisogno.

TANTI OSPITI, TANTA QUALITA’

Ad applaudire il premiato, una ricca cornice di ospiti: Gherardo Bonetto, Alberto Tonzig, Gigi Peroni, Alfonso Stefanelli, Pino Stefanelli, Franco Formenti, l’inossidabile virtussino Gianfranco Bernardi, il socio sindaco di Padova Sergio Giordani, il presidente del Coni regionale Dino Ponchio, il vicerettore dell’università di Padova Antonio Paoli con Tatiana Moro. A tavola una logica abbuffata di ricordi a go go, in particolare al mitico campionato che il Petrarca trascinato dal fuoriclasse americano Doug Moe ha terminato al terzo posto dietro Simmenthal Milano e Ignis Varese. Era il 1965-66.

MOLINARI: “PADOVA CITTA’ SEMPRE PIU’ SORPRENDENTE. E VINCENTE”

Il presidente del Cenacolo Manuele Molinari non nasconde la sua soddisfazione al termine della serata; “Mi convinco sempre di più che la nostra città possiede un incredibile numero di personaggi. Sono rimasto sorpreso da Fabio Fabiano, lucido quanto mai e profondo dispensatore di buon senso. Ottima serata, grande spirito di aggregazione tra soci e ospiti. Una nota di merito anche per la qualità del menu e il servizio. Il tempo è sembrato volare e alla fine della serata diversi soci sono rimasti a conversare, un segnale molto confortante e gratificante”. Poche ore dopo la serata del Premio Sportività, il padovano di Este, Liam Bertazzo, conquistava la medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre di ciclismo ai mondiali di Roubaix. Morale della favola: prossimamente sarà anche lui un grande ospite..

PREMIO VAN ZANDT, MIGLIORE ALLENATORE DELLA SERIE A

Nel 1968, Fabio Fabiano, dopo essere stato l’assistente di Aza Nikolic alla guida del Petrarca (prestigioso terzo posto come detto nel campionato 1965-66), diventato primo tecnico della formazione bianconera, riceve il premio Van Zandt quale migliore coach della serie A. Un riconoscimento di grande spessore, anche per la caratura del personaggio a cui era dedicato il trofeo. Elliott Van Zandt, americano dell’Arkansas nonostante le origini olandesi del cognome, era un capitano di fanteria di colore che ha combattuto in Italia la Seconda guerra mondiale.

Per una serie di combinazioni, alla fine degli anni Quaranta è stato nominato commissario della squadra nazionale azzurra di basket, ottenendo tra l’altro un lusinghiero quinto posto agli Europei. In cinque anni, ha conquistato 33 vittorie in 45 partite. L’eclettico personaggio, passato poi al mondo del calcio, è diventato il primo preparatore atletico d’Italia nelle fila del Milan di Liedholm e Schiaffino. Che beffardo destino: Van Zandt è deceduto nel 1959 mentre si stava recando a Chicago per una operazione al rene: l’aereo è precipitato nell’Oceano. Naturalmente per Fabio Fabiano il premio Van Zandt non è l’unico riconoscimento: nel 2016 al tecnico padovano è stata attribuita la Palma di bronzo del Coni, e dal 2003 è allenatore emerito della Federazione.

Significativo un commento, per quanto brevissimo, che Fabiano in tutta sincerità ha fatto durante l’aperitivo del Cenacolo, in pratica non più di mezz’ora dopo avere conosciuto alcuni soci del club: “Però, tanta roba”. Un eloquente movimento delle braccia roteanti ha accompagnato e suffragato la prima impressione che ha avuto nella serata a lui dedicata. “Non pensavo”, ha subito aggiunto. E la maniera con cui ha risposto alle domande dei presenti (e del sottoscritto, nella veste di conduttore) ha confermato che l’incredibile personaggio si è divertito, potendo lasciare un potente segnale da “Bisbe”. Come è nella sua natura.

QUELLO STORICO 66-60 RIFILATO DAL PETRARCA AL SIMMENTHAL

Ogni città (o nazione) possiede la partita del secolo, quell’incontro irripetibile destinato a rimanere per sempre impresso nella memoria: il 4-3 di Italia-Germania ai Mondiali del 1970 in Messico, che per la prima volta in assoluto determinò nonostante fosse notte fonda il “tutti in Prato della Valle” per festeggiare; a livello cittadino, il 4-4 nel 1949 con il mitico e invincibile Torino (4-3 per i biancoscudati a un quarto d’ora dalla fine) oppure l’1-1 con la Juve all’Appiani (1959), match giocato senza la recinzione a bordo campo. Fuori Italia, il successo per 2-1 delle isole Far Oer sull’Austria in Coppa Europa o la fresca vittoria, sempre per 2-1 dei moldavi della TransNistria sul campo del Real Madrid nella Champions.

Nella serata del Cenacolo, non si poteva non ricordare il 66-60 rifilato dal Petrarca al Simmenthal il 16 gennaio 1966. Fabiano era il vice di Nikolic, considerato tra i migliori allenatori europei. E giocavano Tonzig e Stefanelli, presenti alla conviviale. I bianconeri erano secondi in classifica, a pari punti con l’Ignis Varese e a due lunghezze dalla capolista Simmenthal, che avrebbe poi vinto il torneo. Il formidabile nuovo acquisto, l’americano Doug Moe, scartato proprio dal Simmenthal, si prende la più colossale delle rivincite, coadiuvato in maniera impeccabile dalla squadra. A due minuti dalla fine, sul 60 pari, è costretto a uscire per falli, dopo avere realizzato da solo 41 (!) punti. I presagi più cupi si addensano sui petrarchini, rimasti privi del loro fuoriclasse. Ma con incredibile freddezza, Varotto con quattro liberi su quattro e un tiro da due dalla distanza (non esistevano ancora i tre punti) chiude il conto con gli esterrefatti rivali.

Il palazzetto dell’Antonianum, trascinato dal tifo del “capo” Tota (era mio vicino di casa, ma anche di posto) diventa così una bolgia infernale, ognuno si è sentito vincitore nella sua dimensione, anche i… cappotti che venivano fatti roteare vorticosamente dai ragazzi assiepati nelle tribunette dietro le plance quando gli avversari battevano i tiri liberi: i precursori dei laser. La lunga giornata si conclude nel migliore dei modi. Perchè lunga giornata? I cancelli dell’impianto erano aperti dalle 9.30, otto ore prima dell’inizio dell’incontro. Con 674 punti e una media di oltre 30 a partita, Moe vinse il titolo di capocannoniere. Probabilmente il migliore giocatore mai arrivato in Italia, secondo solo a Bill Bradley, acquistato dal Simmenthal soltanto per le partite di Coppa, come da regolamento di allora.

Il ricordo di quella memorabile sfida e di quel meraviglioso periodo ha permeato di sé la splendida serata del Cenacolo, organizzata da Roberto Forcellini e Paolo Benini, senza dimenticare naturalmente Paolo Ferrari.

Alla prossima e grazie per l’attenzione.

Paolo Donà

ARBITRI PREMIATI: UNA IMPECCABILE DIREZIONE DEL CENACOLO SENZA VAR. E’ CONFERMATA LA FAMA DI PORTAFORTUNA

Trentalange telefona all’ignaro Chiffi 36 ore dopo la festa per comunicargli la nomina a internazionale. Gli inediti retroscena raccontati dalla madre, la campionessa mondiale Master di atletica Umbertina Contini.

Pare che qualche scienziato abbia isolato il gene della sfortuna, ma sicuramente il Cenacolo, senza scomodare la scienza, ha inventato il gene di sistematico portafortuna. Seguendo ormai una consolidata tradizione, un giorno e mezzo dopo la festa degli arbitri di varie discipline sportive alla Montecchia martedì 28 settembre, Daniele Chiffi ha saputo ufficialmente di essere stato nominato “internazionale”.

Do la precedenza, prima di parlare della serata, al racconto dell’inedito retroscena riguardante la nomina del direttore di gara padovano. In tempo reale, mi arriva dall’uccellino la notizia del prestigioso salto di qualità del nostro prestigioso “fischietto”. Scusate, in 30 anni di giornalista al Gazzettino non ho mai usato scrivere in prima persona, ma tra amici per comodità di descrizione me lo concedo. Naturalmente voglio verificare la veridicità della fonte, pur autorevole, alla quale era sfuggita l’ammissione.

Tento allora di contattare la madre Umbertina Contini, simpatica mia conoscenza da decenni, che però, per sua stessa confessione, risponde con il contagocce al telefonino per non essere invasa da messaggi pubblicitari. La professoressa è una figura di livello assoluto nell’atletica Master, avendo vinto nella velocità otto medaglie internazionali tra titoli mondiali ed europei e una sessantina di allori italiani. Finalmente, dopo avere visto le mie telefonate, mi risponde e volentieri racconta: “Martedì sera, quando è stato ospite del Cenacolo, mio figlio Daniele non sapeva nulla. L’altro ieri (giovedì 30 settembre, ndr), stavo parlando con lui al telefono mentre era diretto in auto a Coverciano, quando mi dice “scusa mamma, ho una telefonata in linea, ci sentiamo più tardi”.

Era Trentalange, il presidente dell’Associazione italiana arbitri, il quale ha comunicato a mio figlio, del tutto ignaro – il suo passaggio ufficiale a internazionale con l’approvazione anche della Figc dopo quella dell’Aia. Per l’Uefa – gli ha spiegato – è una pura formalità”. Che persona è Daniele Chiffi? “Riservata, forse anche un po’ timida, mai una parola fuori dalle righe e sempre con i piedi per terra. Possiede grande determinazione ed equilibrio, sicuramente non fa lo spavaldo. A parte il padre, nessuno in famiglia si era mai interessato al calcio. Mio figlio ha cominciato con il minibasket, poi ha praticato atletica con buoni risultati nei 400 e negli 800, e proprio questo tipo di allenamento gli permette di correre più degli altri in campo. Una bella soddisfazione”.

TRA FISCHI (ARBITRALI) E APPLAUSI

Capita raramente una presenza di ospiti così prestigiosa per una serata a tema sul pianeta arbitri: l’internazionale (dal 1. gennaio 2022) Daniele Chiffi, il mito del basket Tiziano Zancanella, Martina Ganassin (scherma), Andrea Puecher (pallavolo), Alan Falzone (rugby) ed Elena Lunardi (calcio a 5). Indiscusso merito va attribuito a Giorgio Calore, che è riuscito a riunire il top del movimento arbitrale padovano, quanto mai qualitativo.

Successo di presenze, successo di contenuti: dal Tmo (l’antesignano del Var) voluto dal rugby, all’emozione di arbitrare davanti a ventimila spettatori e alla concomitante difficoltà di affrontare uno stadio vuoto per pandemia, dalla distinzione tra arbitro di campo e arbitro di Var alle problematiche di far capire i complessi regolamenti tecnici della scherma. E si è parlato anche di (mancato) rispetto, e soprattutto di guadagni, che in molti casi assomigliano a tranquilli rimborsi spese e in altri ancora a numeri faticosamente in doppia cifra. Ricordiamo che la doppia cifra finisce a 99 (euro), ma in molti addetti ai lavori evoca subito l’esclamazione “magari li prendessi io…”. Tutti argomenti di grande interesse e attualità di cui si parla poco di frequente. Una full immersion sulla categoria arbitrale condotta con la consueta professionalità da Stefano Edel.


MOLINARI: “UNA ECCELLENZA ARBITRALE IMPENSABILE”

Pienamente soddisfatto il presidente Manuele Molinari: “Non pensavo che Padova attingesse notevoli punte d’eccellenza anche nel settore arbitrale. La nostra è una città dalle risorse nascoste che riserva sempre incredibili sorprese. E’ stato un motivo per accrescere le conoscenze sui direttori di gara”.

Per finire, un paio di divertenti pillole riguardanti il mondo arbitrale, la prima conosciuta, la seconda molto meno.
1993: in Lazio-Sampdoria 2-1 l’arbitro Roberto Bettin
di Padova, di fronte alle reiterate proteste di Gaiscogne, tira fuori dalla tasca un chewing gum anziché il cartellino. L’estroso giocatore biancoceleste, genio e sregolatezza ai massimi livelli, se lo mette in bocca e lo mastica. Qualcuno sussurra che il direttore di gara si aspettasse qualche “boutade” del giocatore pagato quell’anno 23 miliardi di vecchie lire; in effetti, qualche tempo prima, lo stesso Gaiscogne aveva finto di ammonire un arbitro straniero in una azione di gioco…
1966, campionati europei, semifinale Russia-Germania. Il leggendario arbitro Concetto Lo Bello di Siracusa estrae dalla tasca sventolandolo il cartellino rosso all’attaccante sovietico Cislenko. Che continua a protestare. Lo Bello ha poi giustificato il suo provvedimento precisando che ovviamente non aveve capito nemmeno una parola in lingua russa, ma che dal frenetico movimento delle labbra aveva intuito che si trattasse di pesanti insulti. Interpretazione perfetta, perché anni dopo lo stesso Cislenko ha confessato di averlo realmente offeso.

Grazie per l’attenzione e appuntamento al 19 ottobre per il Premio Sportività.

Paolo Donà

PS: durante la serata sono stati presentati 10 nuovi soci che portano il numero complessivo a 99. Nei prossimi giorni troverete sul sito una loro presentazione.


Segnaliamo con piacere che la presenza femminile del Cenacolo sta aumentando in maniera considerevole.