“ORI” PADOVANI FESTEGGIATI ALLA MONTECCHIA E ORI “PADOVANI” FIRMATI FIAMME… ORO: AL CENACOLO PIACE SEMPRE IL LUSSO

Dalla felice idea del calendarietto da tavolo 2021 con le immagini mensili dei 14 padovani che hanno conquistato l’oro nelle varie Olimpiadi alla fantastica serata della premiazione in diretta Tv condotta da Giorgio Borile con la consueta bravura fino alla prorompente esplosione di programmi e idee che nascono ancora in chiave padovana e comunque triveneta dai trionfi di Tokyo. Un momento di comprensibile euforia ai massimi livelli per il Cenacolo, già galvanizzato in modo esponenziale dagli oggettivi riscontri sui “media” e dall’opinione pubblica.
Calendarietto e serata di premiazione, una doppia “invenzione” – naturale e automatica – firmata Manuele Molinari che trova una formidabile e irresistibile rampa di lancio per un 2021 e 2022 (al momento ci fermiamo qui…) che non possono non tenere conto della stratosferica olimpiade di Tokyo. Una rampa di lancio dalla quale è doveroso cogliere ogni possibilità e sfumatura, utilizzando tutte le energia creative e pratiche per proporre la migliore programmazione ad hoc. Ricordando – repetita iuvant – che il Cenacolo è l’unico club esistente in Italia di cultura e opinione sportiva.

MONTECCHIA MAGICO SHOW, L’APRIPISTA CHE NESSUNO SI ASPETTAVA

Una premessa significativa: lo  spazio utilizzato per ricordare la serata degli “ori” padovani sarà dedicato soprattutto alle immagini colte a lato della piscina della Montecchia e nel palco centrale che dominava i tavolini, ma saranno alternate – e non potrebbe essere a mio avviso diversamente – per gli straordinari e più recenti avvenimenti giapponesi.

IL PRESIDENTE MOLINARI: “MOMENTO DA FAVOLA, IL BELLO COMINCIA ADESSO”

Il numero 1 del Cenacolo non nasconde la sua soddisfazione, aggiornata proprio alla conclusione dei Giochi: “Figuriamoci, ero già felicissimo dopo la memorabile serata dedicata ai padovani che hanno vinto l’oro olimpico, serata che ha riscosso un notevole successo da tutti i punti di vista. Ci consideriamo ormai una splendida realtà consolidata in cui i parametri di maggiore spicco e importanza stanno crescendo in maniera esponenziale: mi riferisco alla consapevolezza di poter organizzare trasmissioni televisive in diretta degli eventi, di garantire un elevato standard di ospiti, anche per oltre due ore, alla capacità di costruire una organizzazione all’altezza. Senza dimenticare l’aumento del numero dei soci attraverso un graduale ricambio generazionale. Una situazione ottimale per fronteggiare il “dopo-Tokyo”. Le idee non mancheranno, casomai  mancherà il tempo per realizzarle. “Un’occasione unica per dare il massimo di noi stessi – continua Molinari – Jacobs, Tamberi e Stano gareggiano per le Fiamme Oro di Padova, la staffetta 4 per cento maschile ha compiuto il più incredibile dei miracoli, un oro accompagnato dalla quinta prestazione mondiale di tutti i tempi. Il quartetto d’oro del ciclismo è per trequarti veneto-friulano, e Ganna è Ganna. Senza dimenticare il fenomenale Gregorio Paltrinieri, Vanessa Ferrari, Federica Pellegrini e le mitiche “Farfalle”. Non pensavo di divertirmi così tanto a vedere le Olimpiadi”. Senza dimenticare le fantastiche Paralimpiadi che ci hanno regalato il record assoluto di 63 medaglie si uniscono alle 40 delle Olimpiadi. Un trionfo inaspettato che ci riempie di orgoglio.”

L’AGGETTIVO PIU GETTONATO? STORICO

Considerando gli aggettivi che possiedono il massimo della carica semantica nel descrivere una situazione positiva, ci siamo divertiti a sentire e ricordare i più gettonati dai mass media, ma anche da parte dei tifosi, prendendo Tokyo 2020 come punto di riferimento: pazzesco, straordinario, fantastico, meraviglioso, magnifico, strepitoso (questi ultimi due a dire il vero sono un po’ in declino), incredibile, stupefacente, sensazionale, impensabile, inimmaginabile, leggendario… Fa eccezione un sostantivo: capolavoro. Ma sapete qual è stato il più frequente? Storico. Soprattutto nel sintagma fisso “risultato storico“. In effetti, la storia è stata ribaltata in pochi giorni.



ORI PADOVANI, QUASI PADOVANI, AMARCORD ED EMOZIONI

Alla serata alla Montecchia il 21 giugno hanno ricevuto il premio per la scherma Marco Marin, Francesca Bortolozzi con il marito Andrea Borella, olimpionico anche lui e padovano di adozione, e Gianfranco Dalla Barba; nel ciclismo, Silvio Martinello, Franco Testa e Giuseppe Beghetto: quest’ultimo, oro a Roma nel 1960, sperava di vedere seduto accanto a lui il compagno di tandem Sergio Bianchetto, che abita in Spagna a Valencia. ma il grande corridore, 83 anni, era stato operato il giorno prima all’anca: telefonicamente, ci ha espresso il suo rammarico. E infine, il mito del tiro con l’arco Marco Galiazzo (assente giustificato perché in ritiro con la Nazionale) e il fenomeno  del canottaggio Rossano Galtarossa, che oltre alle tante medaglie conquistate, vanta la partecipazione a 5 Olimpiadi.

IL DEBUTTO DEL RETTORE E GLI ALTRI VIP

L’elenco dei vip presenti alla serata del Cenacolo alla Montecchia rende l’idea del livello qualitativo: il prefetto Raffaele Grassi, il questore Isabella Fusiello, il sindaco Sergio Giordani con l’assessore allo Sport Diego Bonavina, il presidente del Tribunale Caterina Santinello, i professori Antonio Paoli e Tatiana Moro (università di Padova), Dino Ponchio presidente regionale del Coni, il comandante dei Carabinieri Luigi Manzini. Particolarmente festeggiata la nuova rettrice dell’università di Padova, alla sua prima uscita; il Bo l’anno prossimo compirà 800 anni.

 

IL BILANCIO: EPPURE QUALCUNO, UNA SETTIMANA PRIMA DEL TERMINE DEI GIOCHI,

AVEVA PARLATO DI FALLIMENTO AZZURRO…

Evidentemente la “rarità” dei Giochi, ogni quattro anni, in questo caso addirittura cinque causa pandemia, condiziona in maniera spaventosa quei giornalisti “copia incolla” poco abituati a capire l’essenza di una notizia a favore di personalissime interpretazioni a effetto. E così ci è capitato di leggere commenti in chiave disastrosa sulla spedizione azzurra, salvo poi “fare quasi finta di nulla” dopo le leggendarie imprese in serie da Tamberi e Jacobs in poi. Il punto di riferimento del popolo sportivo italiano ha sempre fatto capo alle olimpiadi di Roma del 1960, concluse con la conquista di 13 ori, 10 argenti e 13 bronzi, terzo posto assoluto nel medagliere internazionale. Il terzo posto di allora, con tutto il rispetto per Berruti e compagni, vale a nostro avviso molto meno del decimo di Tokyo 2020 accompagnato da 40 medaglie, 10 più 10 più 20.

Basta una sola considerazione per spiegare il perché: dagli anni Sessanta del secolo scorso, l’allora Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche si è disgregata perdendo nazioni che a loro volta sono rinate con risultati spesso sorprendenti (vedi Slovenia) e che hanno ridistribuito decine e decine di “nuove” medaglie. E così hanno partorito campioni altrimenti non convocati gli stati con suffisso in “stan” (che significa popolo, città) come Uzbekistan, Kirghizistan, Tagikistan, Kazakistan, Turkmenistan… E aggiungiamo i tre Paesi baltici (Estonia, Lettonia, Lituania), Georgia, Moldavia, e poi la ex Jugoslavia, con Serbia, Croazia, Montenegro, Macedonia, Slovenia. Della serie: salire sul podio è sempre più difficile. Senza contare che il numero degli atleti a Tokyo (11.000) è esattamente il doppio di quelli di Roma 1960.

Volete una matematica controprova? Olimpiadi di Los Angeles 1984. La Romania si classifica al secondo posto assoluto nel medagliere conquistando la stupefacente cifra di 53 medaglie d’oro. Non c’entra la ricerca di “grandeur” del dittatore Nicolae Ceausescu in quanto, al potere da una ventina d’anni, ha riportatto risultati poco più che discreti. E non c’entra nemmeno la fuoriclasse della ginnastica Nadia Comaneci, perchè in pratica aveva già chiuso la sua attività. La spiegazione è un’altra: quell’anno la Russia e tutti i Paesi del blocco dell’Est hanno boicottato le Olimpiadi contro la Guerra fredda, ad eccezione della Romania che ha approfittato per guadagnare medaglie 10-15 volte più della media.

FLASH A GOGO

In ordine sparso aggiungiamo alcune notiziole non prive di curiosità. Ci fa piacere menzionare che, anche se non accompagnata da una medaglia, è stata di assoluto valore la prestazione di Veronica Lisi, quarta nel 4 di coppia femminile del canottaggio. La ginnasta delle farfalle di origine romena Daniela Mogurean è in forza all’Ardor dove si è integrata benissimo. Una citazione con particolare simpatia, inossidabile telecronista di atletica d’estate e fondo nello sci d’inverno, bolzanino di adozione, ma padovano di nascita. Padovana è anche Martina Centofanti, figlia del non dimenticato calciatore del Padova Felice. Per concludere ricordiamo sorridendo la vicenda dell’atleta polacco decisamente su di giri Pawel Fajdek che ha pagato il taxi con la medaglia d’oro appena vinta.

 

RIFLESSIONE FINALE

Nell’unica edizione delle Olimpiadi disputata senza pubblico sono stati battuti record mondiali a go-go. Non siamo esperti in materia, ci viene soltanto una spontanea riflessione che vale in gran parte per gli azzurri: anzichè sfruttare  gli automatici e codificati “aiutini” esterni del tifo, gli atleti hanno scavato a dismisura dentro il proprio io, scoperchiando nuovi orizzonti attraverso strumenti sui quali era scritto “sogni da tradurre in realtà, premere qui”. Ma anche “francesi e inglesi non ti curar di lor, ma guarda e passa”, da intendersi come testimone (quello della staffetta…).E così, Jacobs, Tortu e tutti i loro formidabili  compagni hanno scoperto, grazie al vuoto degli stadi, di possedere un’altra dimensione. Mai utilizzata.

La scherma è stata doppiamente sfortunata: se l’Italia nel suo complesso  avesse ottenuto risultati appena discreti, lo “zero” medaglie d’oro avrebbe creato meno traumi; paradossalmente invece, pur avendo conquistato una medaglia in più rispetto a Rio de Janeiro 2016 (tre argenti e due bronzi contro un oro e tre argenti), la spedizione è stata bocciata in termini crudi. E magari, chi scatenava sentenze per l’iniziale deficit di medaglie d’oro azzurre, avrebbe esultato alla Tardelli-1982 se avessimo guadagnato tutte le medaglie in palio per il pur rispettabilissimo badminton.

Sogni d’oro.

Paolo Donà