intervista a: ANDREA DE NICOLAO |
Lo stop definitivo al campionato di LegaBasket Serie A decretato dalla Federazione Italia Pallacanestro ha finito per bloccare, inevitabilmente, anche la stagione di Andrea De Nicolao. Il 28enne play padovano, vice-capitano della Reyer Venezia con la quale aveva vinto lo scudetto la scorsa stagione, stava disputando un’ottima annata: tra i protagonisti assoluti del trionfo orogranata di metà febbraio nelle Final Eight di Coppa Italia a Pesaro, ha anche ritrovato la maglia della Nazionale.
Come sta vivendo questa situazione?
«Direi che lo stop definitivo al campionato, oltre che una decisione di buon senso, sia stato a questo punto inevitabile. Noi tutti speravamo di poter riprendere a giocare ma, dopo un mese dall’inizio, eravamo ancora troppo indietro nel combattere questa epidemia. Ipotizzare scenari futuri in questa situazione non era semplice e giocare dopo il 30 giugno, francamente, impensabile… avrebbe finito col “minare” anche la prossima stagione. Lo dico senza voler fare polemica: noi atleti professionisti non siamo delle macchine; il riposo, troppo spesso sottovalutato, è parte integrante dell’allenamento e permette di ricaricare le pile, anche dal punto di vista mentale. Che poi, francamente, riposo è solo dalle sedute di squadra: la società ci ha fornito un programma-guida da seguire; ed anche durante l’estate ognuno di noi ne approfitta per andare a correre, per fare un programma personalizzato o sedute di tiro. Con il “rompete le righe” definitivo dato dalla società, comunque, anch’io sono tornato a casa qui a Varese: mi sto godendo un po’ la famiglia, ne approfitto per passare più tempo con mia moglie e mia figlia. Avendo fortunatamente un giardino grande, sfruttiamo le belle giornate per stare all’aria aperta; cerchiamo di rilassarci un po’, giocando e leggendo, senza però trascurare i lavori di manutenzione che sono comunque sempre tanti (non a caso lo abbiamo raggiunto telefonicamente in una pausa tra il ripulire del boschetto e pitturare, ndr) » .
Nel frattempo, da Padova è giunta la nomina per il Premio “Il Michelangelo” fiore all’occhiello del Cenacolo: dove figura nella triade di atleti con Fabio Balaso del volley e Alberto Dainese del ciclismo. «Fa davvero molto piacere! Non conosco nei dettagli la storia del premio, e francamente nessuno me lo ha comunicato ancora ufficialmente: lo ho appreso anch’io dai giornali… So, però, che è un riconoscimento molto importante e con una sua lunga storia alle spalle (istituito nel 1987 intende premiare ogni anno l’atleta e il dirigente padovani autori di imprese nella stagione agonistica precedente o in carriera, ndr) : scorgendo l’albo d’oro, tra l’altro, ho visto che per il basket lo ha vinto soltanto Leo Busca nel 2016. Sarebbe dunque per me un doppio onore» .
Di recente, la pagina Facebook “Storia del Basket Padovano” ha inoltre lanciato una sfida: ricordando il derby giovanile del 2005 (portando a testimonianza l’articolo del “Gazzettino” dell’epoca, da lei fornito) nel quale, in maglia Virtus ’91 contro il Petrarca Patavium, segnò ben 65 punti. E’ stata la sua miglior partita? «Migliore in assoluto, non so. Ma, anche se ormai lontana nel tempo, la ricordo ancora bene: fu davvero singolare, segnavo con facilità; e resta in assoluto, come quando me lo chiedono i bambini, quella in cui ho fatto più punti. Anche da giocatore professionista, però, ho fatto buone prestazioni: solo quest’anno, ad esempio, ho ottenuto il record mio e della Reyer nel numero di assist in una gara (i 14 assist contro Cantù sono 4° risultato assoluto ogni tempo di un italiano nel massimo campionato, ndr) o le stesse gare di Coppa Italia…» .
E il futuro come lo vede? «Speriamo davvero che a settembre si possa ripartire. Con che regole, lo decideranno le istituzioni: la serie A, infatti, rappresenta una spinta per tutto il movimento. Certo, la speranza è anche quella che si possa farlo con i tifosi: con la Reyer siamo stati gli ultimi a giocare, il 3 marzo nel derby italiano con Brescia per l’ultima giornata di Top 16 di Eurocup; quella gara si disputò a porte chiuse e anche se vinta, facendoci tra l’altro passare il turno (l’Eurocup ufficialmente non è stata ancora sospesa e per di più mette in palio un posto per l’Eurolega della prossima stagione, ndr) , fu una sensazione strana e particolare. Dal punto di vista personale, ho un altro anno di contratto e, salvo situazioni clamorose, dovrei dunque restare un altro anno in maglia orogranata » .
Un articolo di: Giovanni Pellecchia