Festa degli Auguri

FESTA DEGLI AUGURI, UNANIME TRIONFO

Trascinati all’entusiasmo dalla qualità degli ospiti che hanno fatto letteralmente la differenza: la Festa degli Auguri, che si è svolta nella tradizionale sede del Cenacolo alla Montecchia, è andata oltre le più rosee aspettative (che pur non erano poche): il duo “Marco e Pippo” e il Coro del CAI hanno conquistato, al di là di ogni facile retorica, i soci e gli ospiti della nostra associazione.

“Il duo che è un trio”, ovvero Marco, Pippo e Gaetano ha offerto una esilarante prova di come si possa far ridere di gusto mantenendo il buon gusto. Nessuna parolaccia a condimento dei vari dialoghi, come (ahinoi) troppo spesso va di moda per riuscire a strappare un sorriso che altrimenti sarebbe rimasto un’utopia. Con una pulizia linguistica ragguardevole, il trio si è scatenato a cavallo tra lingua italiana e dialetto veneto, esibendo una comicità personalizzata, poco scontata e quindi sicuramente accattivante.

Una scelta azzeccata, così come azzeccata è stata la chiamata del mitico coro del CAI (Club Alpino Italiano) di Padova, nato nel 1944 per iniziativa di Livio Bolzonella e sempre sulla cresta dell’onda grazie ad un solido (e vorremmo dire: immortale) repertorio di base con collaudate variazioni sul tema. Tra gli innumerevoli riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale, ci fa piacere ricordare il fiore all’occhiello datato 1953, quando il coro del CAI ha ricevuto a Milano il primo premio italiano assoluto. Era l’immediato dopoguerra, ed i cori nascevano in maniera esponenziale supportati dal boom dei dischi a 45 e 33 giri.

Le naturali piccole preoccupazioni alla vigilia di una festa sulla quale si erano concentrate forti attese, sicuramente molto al di sopra della media, si sono dissolte già al primo minuto dell’evento. Ci eravamo chiesti, ad esempio, se il CAI dovesse cantare sette od otto brani, una differenza di tre minuti in tre ore: vedendo l’entusiasmo che si è scatenato alla prima nota dello storico gruppo, le canzoni di montagna proposte potevano essere tranquillamente una ventina… Puntare sulla qualità paga sempre, ed i maggiori sforzi organizzativi per offrire una serata da non dimenticare sono stati ripagati con gli interessi. L’importante è crederci, soprattutto se il gruppo del Cenacolo continua a confermarsi in una splendida forma.


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L’Egitto di Belzoni

BELZONI NON E’ MAI TROPPO TARDI

Entusiasmante visita guidata per la mostra sul fenomenale archeologo padovano – 21 Gennaio 2020

Giovan Battista Belzoni, oltre le più rosee previsioni: la visita guidata al centro culturale San Gaetano, alla quale hanno presenziato 52 soci e simpatizzanti del Cenacolo, ha riscosso unanime consenso, confermando che una linea di programmazione culturale di alto livello paga sempre. Anche perché l’archeologo padovano, che presenta una storia professionale e umana straordinaria, è quasi sconosciuto, o perlomeno poco conosciuto rispetto ai suoi meriti.

Chi entra nella piramide di Chefren, la seconda come estensione dopo quella di Cheope, nota subito la cubitale scritta “Scoperta da G. Belzoni, 2 marzo 1818”. La sua vita avrebbe ispirato addirittura lo scrittore George Lucas, ideatore della saga di Indiana Jones, che racconta le avventure del professor Henry Walton Jones junior, l’archeologo protagonista dei film di avventura diretto da Steven Spielberg e interpretato sul grande schermo dall’attore statunitense Harrison Ford.

Belzoni, nato a Padova il 5 novembre 1778, in realtà si chiamava Bolzon, che lui si è fatto cambiare in Inghilterra. Un egittologo sui generis dalla vita particolarmente dinamica.

La visita guidata, divisa in due gruppi e affidata nel nostro caso a due specialiste in archeologia,
appassionate ed entusiaste, è durata un’ora e mezza. Chiara e lineare la descrizione del percorso di vita del gigantesco fenomeno di casa nostra (2.10 di altezza) energico buttafuori in un circo londinese. Ci piace ricordare l’episodio chiave del suo passaggio al professionismo: sconsolato per il suo difficile inserimento nel mondo delle scoperte archeologiche, allora agli albori, un giorno salì da solo la piramide di Chefren, circondata da un muro di nuvole fino a metà altezza. Una situazione ambientale che gli ricordò – con le debite proporzioni – i Colli Euganei.

Di fronte alla triste prospettiva di tornare in Italia da illustre sconosciuto dopo avere compiuto tanti sacrifici, prese coraggio, e per dimostrare la sua incredibile forza alle autorità egiziane, con l’aiuto di alcuni addetti ai lavori raddrizzò la statua di Ramses, del peso di 8 tonnellate, dalla sera alla mattina. Le autorità locali lo hanno subito considerato uno stregone, affidandogli l’incarico del trasporto.

Nel rinomato ristorante Nero di seppia, a pochi minuti dal centro San Gaetano, si è chiusa nel migliore dei modi (un menu originale e intelligente) la visita firmata Belzoni.
Cenacolo, di bene in meglio

 

 

 


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